Una storia e una
testimonianza. Di chi si è battuto per quarant’anni in difesa dell’indipendenza
del giornale più famoso d’Italia, il giornale della borghesia illuminata, il
giornale di Luigi Albertini e Luigi Einaudi, un giornale che veramente libero
non è mai stato perché sempre al centro di appetiti economici e politici.
Raffaele Fiengo, giornalista del “Corriere” dagli anni Sessanta, di formazione
liberal, ci offre la sua versione dei fatti attraverso le lotte che ha condotto
con tenacia sempre dalla parte dei giornalisti per affermare i principi di una
stampa libera. Una lotta dura, dai tempi eroici della direzione di Piero Ottone
alla strisciante occupazione della P2 sotto Franco Di Bella fino ai disegni
egemonici di Craxi e poi le indebite pressioni dei governi Berlusconi. Oggi gli
attori sono cambiati ma con le interferenze del marketing e della nuova
pubblicità, e l’invasione dei social network, il mestiere del giornalista è
ancora più contrastato, anche al “Corriere”, da sempre “istituzione di
garanzia” in un’Italia esposta a continue onde emotive e a tensioni di ogni
tipo. Se cade il “Corriere” cade la democrazia. E questo libro lo dimostra.
Come scrive Alexander Stille nell’introduzione, “considerate le varie lotte
avvenute per il controllo del ‘Corriere’, è un miracolo che da lì sia uscito
tanto buon giornalismo, tanta informazione corretta, e ciò grazie agli sforzi
di tanti giornalisti interessati soprattutto a fare bene il proprio lavoro”. (Introduzione
di Alexander Stille)
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